La fobia sociale

La fobia sociale

Fobia sociale: quando l’estraneo fa paura.

 

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Fobia sociale

Chiudete gli occhi. Immaginate di trovarvi sopra un palcoscenico, da soli. I riflettori sono puntati su di voi. Di fronte si trova un pubblico silenzioso; le persone sono al buio, ma si intravedono le sagome. Tutti guardano voi e aspettano. Voi sapete che dovreste dire o fare qualcosa, il pubblico si sta innervosendo: qualcuno tossisce, qualcun altro si agita sulla sedia. Tutti guardano voi, ma nella vostra testa c’è il vuoto, non ricordate nulla, nemmeno il motivo per cui siete lì. Le mani cominciano a sudare, la vostra bocca è completamente asciutta e un tremore comincia ad impossessarsi del vostro corpo. Siete sicuri che, quando aprirete bocca, balbetterete qualcosa di incomprensibile e tutti si accorgeranno del vostro stato d’animo.

Cosa state provando in questo momento? Un po’ di disagio, una forte ansia, un terrore incontrollabile?

 

La fobia sociale: paura del giudizio

Tutte le persone provano un po’ d’ansia nelle situazioni sociali, anche le più estroverse e questo è perfettamente normale. Un moderato livello d’ansia è utile, perché permette di affrontare una performance rimanendo vigili e reattivi. Ci sono persone, però, che per paura del giudizio altrui hanno difficoltà a svolgere anche le attività più comuni, come prendere i mezzi pubblici o fare la spesa. In questo caso si parla di fobia sociale.

 

Come capire se soffri di fobia sociale

I criteri diagnostici per la fobia sociale sono i seguenti:

  • Paura marcata e persistente di una o più situazioni sociali o prestazionali nelle quali la persona è esposta a persone non familiari o al possibile giudizio degli altri. L’individuo teme di agire (o di mostrare sintomi di ansia) in modo umiliante o imbarazzante.
  • L’esposizione alla situazione temuta quasi invariabilmente provoca l’ansia, che può assumere le caratteristiche di un attacco di panico.
  • Le situazioni sociali o prestazionali temute sono evitate o sopportate con intensa ansia o disagio.

Le paure possono includere la maggior parte delle situazioni sociali (si parla quindi di fobia sociale generalizzata), oppure possono presentarsi in modo più acuto in alcune situazioni specifiche, come, ad esempio, in occasione di un esame scolastico o di un colloquio di lavoro.

Nei bambini l’ansia si manifesta nello stabilire rapporti con i coetanei adeguati all’età, e non solo nell’interazione con gli adulti e può essere espressa piangendo, con scoppi di ira, con l’irrigidimento, o con l’evitamento delle situazioni sociali.

Alcune delle principali situazioni temute per chi soffre di fobia sociale:

  • parlare in pubblico
  • mangiare o bere in pubblico
  • guardare negli occhi la gente
  • partecipare a feste
  • sensazione di sentirsi osservato e criticato
  • sensazione di essere al centro dell’attenzione
  • scrivere o firmare in pubblico
  • districarsi in commerci e relazioni amministrative
  • iniziare una conversazione
  • essere presentati ad altre persone
  • incontrare persone sconosciute, del sesso opposto o per cui si prova attrazione
  • parlare al telefono
  • difendere le proprie opinioni
  • parlare in un piccolo gruppo
  • parlare con persone di autorità
  • fare o accettare complimenti.

 

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Fobia sociale: una grande solitudine

La fobia sociale: una grande solitudine

A volte si “nasce” con questo disturbo, ma più spesso l’esordio si colloca nell’adolescenza e si sviluppa lentamente nel corso di mesi e anni. A volte compare dopo un particolare episodio in cui l’individuo ha provato forte imbarazzo in presenza di altre persone.

Questo disturbo, se non curato, può portare ad una vita molto triste: la “timidezza” estrema può portare ad una grande solitudine. Per paura di apparire stupide, le persone non riescono a crearsi delle amicizie né, tantomeno, ad iniziare una relazione sentimentale. Possono scegliere un lavoro noioso, al di sotto delle proprie competenze, per paura di fallire e non doversi confrontare con gli altri. La scuola è un incubo! Affrontare un’interrogazione orale equivale a presentarsi di fronte ad un plotone d’esecuzione. Nei casi più estremi il timore degli altri porta a diventare degli eremiti, silenziosi e isolati, che vivono sempre chiusi in casa, disoccupati, aiutati a sopravvivere dai servizi sociali.

 

Pensieri ricorrenti e circoli viziosi

Nelle ansie sociali la paura centrale è quella di essere al centro dell’attenzione, di esporre le proprie debolezze e, di conseguenza, di essere giudicati negativamente da una o più persone. Il fobico sociale è ipersensibile ai segnali delle altre persone relativi la propria immagine: il mio aspetto è accettabile? Il mio comportamento è adeguato? La mia ansia si vede? Cosa stanno pensando gli altri di me in questo momento? Che sono stupido, strano, diverso? Perché mi stanno guardando?

Questo tipo di pensieri fa entrare la persona in un circolo vizioso: più il soggetto teme di mostrare la sua ansia, più l’emozione sarà visibile all’esterno (con rossore, sudore, tremore, balbuzie). L’interessato se ne accorge e questo non fa altro che aumentare la sua agitazione. A questo punto il suo comportamento diventa impacciato, eccessivamente timido, disorganizzato, attirando realmente l’attenzione degli altri. L’unico modo per risolvere il problema diventa fuggire dalla situazione (“volevo scomparire”, “mi sono sentito sprofondare”) ed evitare in futuro situazioni simili, dove i pensieri e sentimenti negativi si ripresenteranno di sicuro.

 

Fobia sociale: i rimedi

Nella mia esperienza, spesso chi soffre di fobia sociale è cresciuto in famiglie piuttosto isolate, in cui i genitori erano timidi o non erano soliti frequentare molte persone. Per cui magari hanno sviluppato abilità sociali scarse e “migliorabili”. Il trattamento può quindi includere un training di abilità sociali, ma questo non basta.

Sarà necessario lavorare sull’ansia molto forte che viene quando ci si avvicina ad una situazione sociale temuta, resa ancora più forte dall’evitamento messo in atto magari per anni.

Un buon lavoro sui sintomi d’ansia e sui pensieri ricorrenti, anche grazie alla pratica della Mindfulness, possono spezzare il circolo vizioso dell’evitamento, rendendo la persona in grado di avere relazioni interpersonali sempre più soddisfacenti.

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